Moda sostenibile: una classifica europea dello shopping sostenibile

sostenibilità e moda

Moda sostenibile: come si piazza l’Italia nella classifica Europea dello shopping sostenibile

A che punto siamo con la sostenibilità? La moda sta diventando sostenibile? Per rispondere a queste domande abbiamo selezionato per il nostro Blog un pezzo scritto da Giuliana Matarrese per MarieClaire.com

In questo articolo si riportano i risultati di uno studio condotto da N.Peal, produttore di cashmere di lusso, con l’obiettivo comprendere se nello shopping quotidiano andiamo alla ricerca di moda “etica”. E l’Italia quale posizione si sarà aggiudicata nella classifica dei paesi sustainability-oriented?

La ricerca condotta da N.Peal

Interessato da vicino alla questione, N.Peal ha quindi studiato i dati delle ricerche online tra 64 paesi. Analizzando queste ricerche è stato possibile stilare anche una lista della top 10 dei migliori paesi in Europa in cui fare shopping sostenibile.

Il risultato? Per quanto riguarda l’Italia, il suo piazzamento è di tutto rispetto. Il nostro paese si posiziona al quinto posto nella classifica europea, per numero di ricerche effettuate online, guidate da parole come “ethical” o “sustainable” (740 al mese). 

Un piazzamento che la vede superare Francia (690), Spagna (580) e persino le “sostenibilissime” Svezia (530) e Danimarca (con 590 ricerche online). E proprio la Danimarca ha una delle fashion week più attente alle principali regole della sostenibilità, da rispettare obbligatoriamente per essere inseriti nel loro calendario. 

A livello internazionale, è infatti l’Europa a guadagnarsi il podio, con il risultato ragguardevole di oltre 74 mila ricerche mensili online, seguita con un certo distacco dal Nord America (42.430) e dall’Asia (17.600). 

Le parole chiave più “Sostenibili

Andando nello specifico, quali sono però le parole chiave digitate quando si va alla ricerca di acquisti rispettosi dell’ambiente? Oltre a “sustainable” (47.250 ricerche mensili attraverso questa keyword, che racchiude anche “sustainable fashion” e”sustainable clothing”) c’è “ethical” (al secondo posto con 17.480 ricerche).

Ethical è un aggettivo che evidenzia un’attenzione non solo verso l’impatto ambientale, ma anche quello umano, volgendosi ai diritti dei lavoratori e alla loro tutela. 

In terza posizione (8.110 ricerche) c’è “second hand clothing“, a ribadire l’interesse verso l’acquisto di capi pre-loved, che promuove la circolarità e di conseguenza, la sostenibilità. 

Un aiuto in più: le nuove “App bussola”

Il mercato della moda sostenibile, è sostanzialmente complesso. È un mondo ricco di possibilità ma potenzialmente anche di brand che vogliono capitalizzare sulla tendenza e, pur non avendo i requisiti, vorrebbero accedervi.

Ad aiutare ulteriormente i consumatori a muoversi nel complicato mondo degli acquisti sostenibili, sono nate negli ultimi anni una serie di app che funzionano da bussole.

Good on You

Uno è il caso di Good on You, una directory nata in Australia che dà i voti ai brand perseguendo la missione delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile: i marchi – migliaia quelli catalogati – sono così “giudicati” sulla base di diversi indicatori. 

Tra i parametri utilizzati da questa app, caratterizzati dalla parola RISPETTO, troviamo: 

  • il rispetto dei lavoratori e la trasparenza nella gestione della catena di distribuzione (equità di genere, stipendi equi rispetto al costo della vita nei singoli paesi, sicurezza dei lavoratori e libertà di associazione);
  • quello per il pianeta (emissioni di gas serra, trattamento delle acque reflue, inquinamento da micro-fibre, utilizzo di agenti chimici e il loro smaltimento);
  • quello per gli animali (utilizzo di pellicce, di piume di animali esotici e come viene trattata la pelle). 

Per adempiere al compito, Good on You utilizza i dati forniti dagli stessi brand o indici forniti da parti terze affidabili (come il Fashion Transparency Index e i progetti legati al CDP Climate Change and Water Security projects). Altri dati vengono da enti esterni che sono incaricati di certificare l’impegno dei brand in specifici settori (come il Fair Trade, Cradle to Cradle, OEKO-TEX STeP e il Global Organic Textile Standard). 

Di conseguenza, i consumatori interessati a sapere se un brand è davvero sostenibile come sostiene, possono semplicemente digitare il nome del brand nella barra di ricerca, e attendere speranzosi i risultati. 

Stylebook 

La responsabilità di un’economia circolare è però non solo dei produttori, ma anche degli utenti e di come utilizzano i capi che hanno già nell’armadio. 

Ad aiutare nella gestione del proprio personale inventario, ci sono app come Stylebook, scaricabile al costo di 3,99 dollari. Caricando le foto dei propri vestiti e accessori, l’app offre soluzioni per abbinarle a cose su cui magari non si era pensato prima, riuscendo a sfruttare al meglio ciò che si possiede già, senza comprare nulla di nuovo. Un uso straordinario delle nuove tecnologie a completo servizio della moda.

30 wears 

Sulla stessa linea si muove 30 wears, che incoraggia i consumatori ad indossare i propri capi almeno 30 volte prima di liberarsene: caricando i propri vestiti e taggandoli per ogni utilizzo. L’obiettivo è allungare la vita del proprio guardaroba, evitando la filosofia persuasiva ma alla lunga dannosa del fast-fashion, che ci convince inconsciamente a considerare un pezzo vecchio dopo già il terzo uso. 

Save Your Wardrobe 

Infine, Save Your Wardrobe propone lo stesso obiettivo: utilizzare i nostri capi il più a lungo possibile. Questa app fornisce ai propri utenti le migliori informazioni su come trovare un servizio di lavanderia a secco o di riparazioni. Di conseguenza, i capi dureranno di più, evitandoci di dover comprare nuova merce appena vediamo una scucitura o una macchia su di essi. 

Flat lay of Zero waste kit. Set of eco friendly reusable mesh cotton bag. Sustainable, ethical, plastic free lifestyle concept. Top view

Riflessioni per uno shopping etico

I consumatori stanno diventando più sensibili e anche più scaltri nelle attività di shopping. Inoltre riflettono maggiormente e portano gran parte delle proprie scelte verso uno shopping etico, una moda etica e sostenibile. 

Partendo da queste parole chiave, e da quelle emerse nella ricerca, occorre però fare una riflessione. Lo shopping sostenibile ha comunque una duplice anima che va tenuta in considerazione per analizzare il fenomeno nella sua totalità. 

Da una parte, troviamo i brand che utilizzano materiali e tessuti sostenibili e che avviano una produzione responsabile con manodopera proveniente dal proprio paese di origine. Dall’altra, abbiamo l’economia circolare che deriva dall’acquisto di capi e accessori pre-loved. Il mondo dell’usato ormai – e per fortuna – non ha più una connotazione negativa e anche grazie alle nuove app per la compravendita online, i “vecchi” indumenti e accessori ritrovano una nuova collocazione per uso prolungato nel tempo.

Come conclude l’articolo da cui abbiamo estratto questo pezzo, la strada per la sostenibilità è costellata di buone intenzioni. I dati dicono che gli acquirenti sono pronti a perseguirla, e oggi, siamo anche provvisti degli strumenti che ci aiutano ad orientarci sia nel mercato dell’usato, sia della moda sostenibile. 

Il futuro, forse, è più vicino di quanto pensiamo.

Per una lettura integrale dell’articolo, cliccare a questo link.

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