Impatto ambientale dei resi online

Insieme di pacchi resi online fashion

L’impatto ambientale è probabilmente il costo più alto dei resi online e ovviamente, come gli acquisti online sono in continuo aumento, lo sono anche i resi. Come fare quindi a gestirli?

Fin da subito, aziende come Amazon hanno adottato una politica di “spedizioni e resi gratuiti” per venire incontro ai loro clienti. Questo si è dimostrato essere un fattore di estrema importanza per lo shopping online, a tal punto che oggi negli Stati Uniti e in Regno Unito quasi l’80% delle persone controlla le politiche di reso prima di effettuare un acquisto.
Inoltre, secondo il Global Web Index, 3/5 hanno restituito un ordine online negli ultimi 12 mesi. Secondo i dati riportati dal Boston Consulting Group, è infatti più importante avere politiche di reso flessibili piuttosto che offrire un’esperienza di online shopping piacevole.

Gli eccessivi costi dei resi nel mondo fashion online

Circa il 10% dei prodotti venduti negli Stati Uniti viene restituito ogni anno, causando circa $369 miliardi di perdite. Di conseguenza, sostenere i resi sta diventando sempre più difficile per le aziende. Per questo motivo anche il gigante tech Amazon, insieme ad altre compagnie come Nordstrom e LL Bean, ha recentemente rafforzato le sue politiche di reso.

I resi sono ancora più alti nell’industria Fashion

In alcune categorie, come in quella dell’abbigliamento, la percentuale di resi ha quasi raggiunto il 50%. Questo è probabilmente da attribuire all’inconsistenza delle taglie nei vari marchi.

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L’impatto ambientale dei resi in campo moda

I principali problemi ambientali causati dai resi online sono correlati a 4 principali fattori:

  • Trasporti e logistica
    Ogni anno gli Stati Uniti generano 15 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio a causa dei troppi resi. Per questo motivo, il CEO di Amazon Jeff Bezos ha recentemente annunciato un progetto pilota che prevede il processo di consegne e ritiri attuato completamente da veicoli elettrici.
  • Confezionamento
    Confezionare un prodotto genera tonnellate di rifiuti, che purtroppo non tutti riciclano. Molte aziende stanno già lavorando ad un confezionamento fatto di materiali riciclati o biodegradabili. Per esempio, Zara si sta preparando a riciclare il 100% del cartone utilizzato nelle spedizioni.
  • Prodotti scartati
    Per i consumatori il reso è diventato quasi un atto inconscio, un diritto acquisito che è stato ormai normalizzato. Infatti, la verità è che il 51% dei clienti compra consciamente più prodotti, sapendo che poi ne restituirà una parte. A tal proposito, l’azienda di logistica Optoro ha riportato che ogni anno si generano circa 2,268 tonnellate di rifiuti, e di conseguenza 15 milioni di tonnellate di CO2 a causa di prodotti mai stati utilizzati.
  • Sovrapproduzione
    Le vendite online hanno un tasso di resi del 30% e solamente meno della metà è rivenduta a prezzo intero, portando così i rivenditori a soffrire perdite pari al 10% delle vendite totali. Questa nuova attitudine dei consumatori ha portato i retailers a produrre quantità molto superiori alla domanda effettiva, così da creare una sovrapproduzione. Questa duplica l’impatto negativo che la produzione ha sull’ambientale e, considerando che l’84% dei vestiti resi finisce in discariche o inceneritori, ne aumenta i costi in modo significativo.

Come ridurre l’impatto ambientale dei resi?

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Il 60% delle persone afferma di restituire un prodotto poiché difettoso. È per questo che l’aumento dei controlli qualitativi sui prodotti potrebbe essere una possibile soluzione, o per lo meno un metodo per ridurne l’impatto.
Il Word Economic Forum nel report “The future of the Last-Mile Ecosystem”, che descrive l’impatto dell’e-commerce sul volume complessivo del traffico, sulla congestione, sulle emissioni e su altri fattori qualitativi di influenza, riporta che tra il 2014 e il 2019 le vendite online sono quasi triplicate.
Questo trend è stato alimentato da molteplici fattori. Tra questi, è importante menzionare l’urbanizzazione, il crescente potere d’acquisto della classe media, clienti in aumento in tutto il mondo e infine una gamma sempre più vasta di prodotti acquistabili online. Inoltre, il forte bisogno di nuovi modelli di business digitali va ulteriormente ad amplificare questo trend.

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